TICENGO – PERSONE LEGATE A TICENGO
SANT’OMOBONO
Si è ipotizzato che i Tucenghi (oppure de Tucengo) fossero una nobile discendenza di stirpe germanica giunta in Italia al seguito degli imperatori Enrico ed Ottone verso il secolo decimo; sarebbe questa l’origine del nome Tucengo, oppure Ticengo, che legherebbe in qualche maniera il paese a questa famiglia.
La figura ed il ricordo di Omobono Tucenghi vengono espressi anche nello stemma comunale del nostro paese. Abile mercante e attivo negli affari si sposò e dal matrimonio nacquero almeno due figli. Accumulò nel tempo ingenti patrimoni che utilizzò anche per opere di carità, disponendo denaro a favore di poveri ed indigenti, perseguendo una concezione di ricchezza non fine a se stessa.
Le sue azioni lo resero popolare ed amato tra la popolazione così destò grande impressione la sua scomparsa, avvenuta all’improvviso durante la celebrazione di una Messa, fatto che contribuì ad aumentare la fama di santità che aleggiava attorno al personaggio.
Ben presto si diffusero notizie di miracoli da lui compiuti ed iniziarono pellegrinaggi sulla sua tomba; tali eventi convinsero Sicardo, vescovo di Cremona, a rivolgersi a papa Innocenzo III affinché si procedesse alla canonizzazione.
Con la bolla Quia pietas Omobono Tucenghi fu proclamato santo il 13 gennaio 1199 a soli due anni dalla morte e fu il primo laico della storia ad essere canonizzato. Nel 1202 il corpo fu traslato dalla chiesa di Sant’Egidio alla cattedrale.
Dal 1297 è venerato come compatrono della città di Cremona, assieme ad Imerio.
Viene festeggiato il 13 novembre. È anche il protettore dei mercanti, dei lavoratori tessili e dei sarti.
MARCO GEROLAMO VIDA
Marco Gerolamo Vida era di famiglia nobile cremonese fino dal secolo XIII: poiché alcuni fra gli ascendenti avevano raggiunto la dignità di Console del Comune di Cremona, i Vida erano considerati patrizi. La madre di Gerolamo, Leona, era della nobilissima famiglia degli Oscasali.
Non è dato conoscere l’anno di nascita, probabilmente intorno al 1480, né il luogo, anche se la tradizione vuole abbia visto la luce nella villa rurale della famiglia a San Bassano, luogo a cui egli rimase sempre molto legato.Passò l’infanzia a Cremona, dove fece i primi studi, continuandoli poi a Padova, forse a Bologna e poi lungamente a Mantova. Probabilmente già a Mantova abbozzò le prime sue operette, felici prove del suo ingegno; a Cremona annota il Campi.
Tornato a Cremona, fu consacrato sacerdote e rifinì queste sue prime opere nella sua villetta di San Bassano, o in qualcuna delle parrocchie assegnategli dal vescovo Ascanio Sforza, Ticengo, Monticelli Piacentino, Solarolo Monasterolo, Paderno Ponchielli.
Nominato rettore a Ticengo nel 1520, volle subito promuovere la costruzione della nuova chiesa che venne portata a termine in circa quattro anni.
Per completare l’apparato decorativo contattò Giulio Campi, che stava operando in quel periodo presso la chiesa di Santa Maria della Grazie a Soncino; è merito quindi di Marco Gerolamo Vida se la chiesa parrocchiale di sant’Andrea apostolo può vantare quell’interessante ciclo pittorico che ancora al giorno d’oggi possiamo osservare.
ENZO MAINARDI
Nato a Ticengo il 30 luglio 1898, è stato un poeta e pittore. Nel 1914 all’età di soli sedici anni aderì al Movimento futurista; in occasione di una manifestazione interventista a Milano, di cui era profondamente convinto incontrò per la prima volta Filippo Maria Marinetti.
Durante i primi mesi della Prima guerra mondiale si arruolò come volontario, inquadrato nel 23° Reparto d’Assalto Fiamme Rosse e rimase ferito durante un’operazione a Caposile, quindi ricoverato a Firenze, città che gli permise di conoscere Soffici, Rosai e Settimelli e con i quali aderì ai Fasci futuristi. Successivamente aderì all’Associazione Mutilati ed Invalidi e frequentò Marinetti e Gorrieri.
Dopo un corso di filosofia e lettere moderne frequentato in Francia uscì la sua prima raccolta di poesie dal titolo Preludi (1919), seguita poi da Le istantanee (1921); una sua opera dal titolo Il mio sogno fu letta da Marinetti in occasione di alcune serate futuriste, vicenda che diede notorietà a Mainardi anche all’estero. In questi anni avviò anche l’attività pittorica, una produzione abbondante che continuò per tutta la vita.Per tutti gli anni Venti si dedicò alla scrittura di poesie e alla partecipazione di accesi e dibattuti congressi, giungendo nel 1925 a fondare il mensile futurista La Scintilla.
Entrato in contrasto con il ras di Cremona Roberto Farinacci, venne espulso dal partito fascista e costretto a dimettersi dalla carica di sindaco di Casalmorano (vi era stato eletto nel 1923), quindi si trasferì a Milano. Qui sposò Maria Soldi e dal matrimonio nacquero Maria Giovanna e Dànilo.
Ritornò a Cremona nel 1947, stabilendosi definitivamente in un’abitazione di via Cadore.
Negli anni Settanta una ristampa e una mostra antologica lo riportarono in auge. Morì a Cremona nel 1983.
Nel 2009 il comune di Ticengo ha dedicato al poeta-pittore la biblioteca.
Il figlio Dànilo Mainardi ha omaggiato la biblioteca con un quadro “Le illuminazioni” del padre Enzo.
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